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Le principali banche centrali restano ferme, i trader anticipano rapidi futuri tagli dei tassi

1) Stati Uniti

Il 13 dicembre, la Federal Reserve (Fed) ha sostenuto l’ottimismo del mercato mantenendo il tasso di riferimento tra il 5,25% e il 5,5%. Inoltre, i funzionari hanno condiviso proiezioni particolarmente accomodanti, suggerendo potenziali tagli di 75 punti base (pb) nel 2024. Il presidente della Fed Jerome Powell ha riconosciuto che l’inflazione sta decelerando più rapidamente del previsto, confermando di fatto la conclusione di un’era di vigorosa stretta monetaria da parte dei paesi più importanti del mondo. influente banca centrale.

2) Nuova Zelanda

A novembre, la Reserve Bank of New Zealand ha mantenuto il tasso di interesse al 5,5%, il massimo degli ultimi 15 anni. Tuttavia, la banca ha sorpreso i mercati rivedendo la previsione del picco dei tassi al 5,69%. Attualmente, si prevede che la banca centrale si asterrà da ulteriori rialzi dei tassi, con la possibilità di un allentamento già a maggio.

3) Gran Bretagna

La Banca d’Inghilterra ha risposto alle speculazioni su potenziali tagli dei tassi mantenendo il tasso di riferimento al 5,25% durante la decisione più recente. La banca ha sottolineato che i tassi dovranno rimanere elevati per un periodo prolungato. Questa dichiarazione ha provocato una riduzione delle aspettative del mercato riguardo ai tagli dei tassi, anche se si prevede ancora un allentamento di oltre 100 punti base per il prossimo anno.

4) Canada

La Banca del Canada, con il suo tasso di interesse di riferimento fissato al 5%, il massimo degli ultimi 22 anni, ha scelto di non apportare alcuna modifica il 6 dicembre. Tuttavia, ha lasciato aperta la possibilità di un futuro aumento a causa dell’allentamento finanziario. condizioni e persistenti preoccupazioni sull’inflazione.

5) Zona euro

Si prevede che la BCE sarà tra le prime grandi banche centrali ad avviare tagli dei tassi il prossimo anno a fronte del peggioramento delle prospettive economiche. Durante la sua decisione più recente, la BCE ha mantenuto il tasso sui depositi stabile al 4% e ha segnalato una conclusione anticipata del suo programma di acquisto di obbligazioni. Ciò ha segnato la conclusione di un esperimento decennale volto a ridurre il debito in tutta la zona euro. Le proiezioni di mercato attualmente indicano tagli dei tassi di circa 140 punti base nel 2024.

6) Norvegia

Sorprendendo i mercati, la Norges Bank ha aumentato il tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo al 4,50%. La banca centrale ha anche suggerito che probabilmente manterrà la sua posizione nel prossimo futuro. Sebbene l’inflazione core a novembre sia scesa al di sotto delle previsioni della banca comprese tra il 6,1% e il 5,8%, la corona norvegese si è costantemente svalutata più del previsto, il che potrebbe potenzialmente contribuire alle pressioni inflazionistiche.

7) Australia

La Reserve Bank of Australia ha mantenuto i tassi di interesse stabili al 4,35% a dicembre, con le aspettative del mercato orientate verso futuri tagli dei tassi a partire dalla metà del 2024.

8) Svezia

Economisti e trader ritengono che la banca centrale svedese abbia probabilmente completato i suoi aumenti dei tassi dopo aver mantenuto i tassi al 4% a novembre. A novembre, l’inflazione svedese è scesa al 3,6% su base annua, con un calo significativo rispetto al 10,2% di dicembre 2022.

9) Svizzera

La Banca nazionale svizzera ha mantenuto i tassi di interesse all’1,75% per la seconda riunione consecutiva di dicembre, aiutata dal fatto che l’inflazione è rimasta entro l’obiettivo della banca centrale compreso tra lo 0% e il 2% per il sesto mese consecutivo.

10) Giappone

Il governatore Kazuo Ueda si sforzerà di riconoscere le pressioni inflazionistiche senza indicare la fine immediata dei tassi di interesse negativi mentre la Banca del Giappone concluderà la sua riunione di due giorni martedì. Oltre l’80% degli economisti prevede che la BOJ porrà fine a questa politica di lunga data il prossimo anno, e molti prevedono una mossa ad aprile. A ottobre, la BOJ ha sostituito il limite dell’1% sul rendimento dei titoli decennali giapponesi con un “limite superiore” flessibile, consentendo un aumento graduale degli oneri finanziari a lungo termine.


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