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L’uscita dell’Angola dall’OPEC solleva preoccupazioni sull’unità e sui prezzi del petrolio

L’Angola decide di uscire dall’OPEC, citando i propri interessi

L’Angola ha annunciato la sua decisione di lasciare l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), assestando un duro colpo agli sforzi del gruppo di produttori di petrolio guidato dall’Arabia Saudita di stabilizzare i prezzi del petrolio attraverso tagli alla produzione. Il Ministro del Petrolio dell’Angola, Diamantino Azevedo, ha dichiarato che il Paese non trae più vantaggio dall’adesione all’OPEC e, nell’interesse di difendere le proprie esigenze, ha scelto di ritirarsi. La partenza dell’Angola ha suscitato preoccupazioni sull’unità dell’OPEC e della sua più ampia coalizione, l’OPEC+, che comprende la Russia e altre nazioni alleate. Giovedì questo sviluppo ha causato un calo fino al 2,4% dei prezzi internazionali del petrolio. Tuttavia, gli esperti ritengono che l’uscita dell’Angola non sia indicativa di intenzioni simili da parte di altri membri influenti dell’alleanza.

Dissenso all’interno dell’OPEC sulla decisione di tagliare le quote di produzione

La decisione dell’Angola di lasciare l’OPEC arriva dopo che il paese ha espresso insoddisfazione per la scelta dell’OPEC+ di ridurre la propria quota di produzione per il 2024. Gli analisti notano che ciò dimostra una mancanza di consenso all’interno dell’OPEC stessa, una situazione che è evidente da tempo. Sebbene l’Angola abbia ricevuto un obiettivo di produzione per il 2024 più elevato di quanto inizialmente proposto, era comunque inferiore a quello sperato dall’Angola. Ciò ha limitato la capacità dell’Angola di aumentare la produzione qualora le condizioni lo consentissero. L’OPEC non ha ancora emesso alcuna risposta formale alla partenza dell’Angola.

Sorpresa e impatto della partenza dell’Angola

La notizia dell’uscita dell’Angola dall’OPEC ha colto molti di sorpresa. Tre delegati dell’OPEC, in forma anonima, hanno dichiarato che si aspettano che la disputa sulla quota di produzione dell’Angola si plachi senza un’azione così drastica. L’Angola, membro dell’OPEC dal 2007, produce attualmente circa 1,1 milioni di barili di petrolio al giorno, una piccola frazione rispetto alla produzione dell’intero gruppo di 28 milioni di barili al giorno. Con l’uscita dell’Angola, l’OPEC sarà ora composta da 12 paesi membri, che producono collettivamente circa 27 milioni di barili al giorno, che rappresentano circa il 27% del mercato petrolifero globale. Ciò riduce ulteriormente la quota di mercato dell’OPEC rispetto alla quota del 34% nel 2010.

Sfide relative alla quota di mercato e difficoltà dell’Angola

L’OPEC ha dovuto affrontare difficoltà nel mantenere la propria quota di mercato a causa dell’abbandono di alcuni membri, dei tagli alla produzione e dell’aumento della produzione dei paesi non OPEC, in particolare degli Stati Uniti. A gennaio, si prevede che il Brasile aderirà all’OPEC+, ma senza partecipare agli output cap coordinati. L’Angola ha incontrato difficoltà nel raggiungere la sua quota OPEC+ a causa del calo degli investimenti e della mancanza di nuovi sviluppi significativi di giacimenti petroliferi. Da quando ha raggiunto il picco di produzione di 2 milioni di barili al giorno nel 2008, l’Angola ha lottato per invertire il declino. Il paese prevede ora di mantenere gli attuali livelli di produzione fino al 2024. L’economia dell’Angola dipende fortemente dal petrolio e dal gas, che rappresentano circa il 90% delle sue esportazioni totali. Il governo ha cercato attivamente di ridurre questa dipendenza eccessiva, in particolare dopo gli effetti negativi della pandemia di COVID-19 e il conseguente calo dei prezzi globali del carburante. Notevoli società internazionali che operano in Angola includono TotalEnergies, Chevron, ExxonMobil e Azule Energy, una joint venture tra Eni e BP.


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