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Le principali banche centrali divergono sui tagli dei tassi: segnali della Fed, la BOE rimane restrittiva

Stati Uniti La Federal Reserve segnala molteplici tagli nel 2024 e nel 2025

Il Federal Open Market Committee ha annunciato l’intenzione di mantenere il tasso di riferimento entro l’intervallo compreso tra il 5,25% e il 5,5%. Tuttavia, il comitato ha sorpreso il mercato con piani per tre tagli dei tassi nel 2024 e altri quattro tagli nel 2025. Questa posizione accomodante sulla politica monetaria ha fatto impennare gli asset rischiosi, portando a massimi record per il Dow e un calo dei rendimenti obbligazionari.

Nonostante l’impegno della Fed a tagliare i tassi, non ha soddisfatto le aspettative del mercato. Ciononostante, il Dow ha registrato guadagni considerevoli e i rendimenti obbligazionari hanno raggiunto i livelli più bassi da luglio, con il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni che è sceso sotto il 4% per la prima volta da mesi. L’inflazione complessiva statunitense per novembre si è attestata al 3,1%, al di sopra dell’obiettivo della Fed del 2%, ma significativamente inferiore al picco registrato durante la pandemia. Il dato relativo all’inflazione di fondo, che esclude la volatilità dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, è rimasto stabile al 4%. Nel frattempo, l’economia statunitense ha mantenuto la sua resilienza, con un PIL in crescita del 5,2% nel terzo trimestre.

Cambiamento nelle aspettative per i tagli dei tassi

Le dichiarazioni del presidente della Fed Jerome Powell durante la conferenza stampa hanno espresso la possibilità che i tagli dei tassi diventino realtà. Di conseguenza, gli economisti e i principali istituti di credito hanno adeguato di conseguenza le loro previsioni. Gli economisti di Barclays hanno aumentato la proiezione del taglio dei tassi, prevedendo ora tre tagli a riunioni alterne a partire da giugno, rispetto alla precedente previsione di un solo taglio a dicembre 2024.

Gli economisti della Barclays hanno espresso sorpresa per la mancanza di resistenza da parte della Fed nei confronti del recente allentamento delle condizioni finanziarie. Hanno notato che la dichiarazione rilasciata dalla Fed riconosce “condizioni finanziarie e creditizie più restrittive” rispetto a novembre. La sintesi delle proiezioni economiche ha inoltre evidenziato una previsione di crescita del PIL leggermente al ribasso per il 2024, nonostante condizioni meno restrittive per la domanda aggregata. Nonostante l’atteggiamento accomodante, gli economisti di Barclays hanno considerato il recente allentamento delle condizioni finanziarie come un potenziale catalizzatore di crescita che potrebbe bloccare la disinflazione.

La Banca d’Inghilterra progetta una politica monetaria restrittiva

A differenza della Federal Reserve statunitense, la Banca d’Inghilterra ha deciso di mantenere il tasso di interesse principale al 5,25%. Contrariamente ai tagli dei tassi previsti, la Banca ha dichiarato che la politica monetaria probabilmente rimarrà restrittiva per un periodo prolungato. Sebbene l’inflazione complessiva nel Regno Unito sia scesa al 4,6% in ottobre, il suo punto più basso in due anni, ha comunque superato l’obiettivo del 2% della Banca. La crescita dei salari, sebbene inferiore alle aspettative, è rimasta elevata, superiore al 7%, creando preoccupazione per la banca centrale. Nonostante l’impatto della politica monetaria più restrittiva sull’economia reale, il Comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra ha riconosciuto che gli indicatori chiave della persistenza dell’inflazione nel Regno Unito rimangono elevati.

S&P Global ha preso atto della sfida affrontata dalla Banca d’Inghilterra nel determinare il momento appropriato per allentare le sue politiche, soprattutto data la sua precedente esitazione nell’affrontare gli elevati tassi di inflazione. Il principale economista Raj Badiani ha sottolineato lo schema di voto 6-3 tra i membri del comitato, con tre membri dissenzienti favorevoli ad un altro aumento di 25 punti base. Ciò indica che l’MPC non è ancora pronto a prendere in considerazione tagli dei tassi a causa della persistente inflazione dei servizi, che ha collocato la crescita regolare degli utili su una “traiettoria problematica”.

La Banca Centrale Europea modera l’inflazione

La Banca Centrale Europea è rimasta cauta nel suo linguaggio, affermando che i tassi ufficiali sarebbero stati fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario. Tuttavia, ha spostato la sua prospettiva sull’inflazione dalla previsione che sarebbe “rimasta troppo alta per troppo tempo” all’affermazione che l’inflazione sarebbe diminuita gradualmente nel prossimo anno. L’inflazione su base annua nella zona euro è scesa dal 10,6% di ottobre 2022 al 2,4% nell’ultima lettura di novembre, avvicinandola all’obiettivo del 2% della BCE. Nonostante questo miglioramento, i funzionari hanno messo in guardia dalle potenziali pressioni salariali e dalla volatilità del mercato energetico che potrebbero portare a una ripresa dell’inflazione.


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